Era meglio se continuavo a fare i disegnetti: NFT, critpomonete e Blockchain

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C’era stata la Grande Peste di Internet, poi c’era stata anche la Seconda Grande Peste di Internet, il gruppo di amici e amiche che avevamo conosciuto con Internet, Mon Amour, si era di nuovo riunito in una casa in una valle alpina, ai confini delle mappe. Alcune di loro non c’erano più, altri più giovani e altre più anziane erano arrivate. Questa è una delle storie che si raccontarono in quei giorni davanti al fuoco. È una storia che parla di criptomonete, blockchain e NFT.

Capire

La domanda che si pone Bartolo alla fine (o nel mezzo?) della sua disgraziata avventura nel mondo degli NFT e delle criptomonete non è una domanda da poco, anzi è la domanda che si pongono in molti, dal creatore degli Ethereum, Vitalik Buterin, fino ai più spregiudicati speculatori come Metakova e Justin Sun che hanno eseguito una delle più costose operazioni nel mondo degli NFT comprando l’opera Everydays – The First 5000 days di Mike Winkelmann, in arte Beeple.

E indovinate quale risposta si sono dati? Facile: l’Ethereum sale se la gente lo compra. E come glielo facciamo comprare? Ah, dobbiamo creare qualcosa che si compri solo con gli Ethereum e dobbiamo far vedere che è una cosa fighissima che tutti vorranno perchè noi per primi compreremo quel tipo di cosa a tantissimi Ethereum (tanto ne abbiamo un fottio e non sappiamo che farne).

La risposta quindi all’amletica domanda dovrebbe ora essere chiara a tutti noi: l’Ethereum sale se dei babbi sprovveduti come Bartolo e Giusy si mettono a convertire Euro in Ethereum. Uno schema piramidale antico come le piramidi.

La parola alla sistemista

Negli anni ’20 del XXII secolo la blockchain veniva ritenuta dai tecnozeloti una tecnologia salvifica e provvidenziale che avrebbe salvato il genere umano da illeciti e corruzioni sostituendo la fiducia che si dovrebbe costruire tra persone attraverso la politica, con un processo tecnologico automatizzato irreversibile ed estremamente costoso in termini di consumo energetico. La blockchain è un database, un modo di archiviare dati, che però invece di essere incasellati in uno scaffale sono incatenati tra loro in modo sequenziale, ogni nuovo dato che arriva si aggiunge alla catena e non ci sarà modo di modificare quella catena se non aggiungendo un altro blocco che dichiari che il blocco in questione non è più valido. Questa base dati non risiede solo su un computer ma su tutti i computer che partecipano alla blockchain per cui ogni computer ha una copia di quello che è sull’altro e ogni volta che si aggiunge un nuovo blocco tutti devono verificare che questo sia davvero avvenuto affrontando un calcolo che, una volta risolto, allinea ogni blockchain alle altre. Il calcolo è una cosa mostruosa. Richiede moltissima energia, e le blockchain più in voga in quegli anni consumavano quanto uno stato grande come i Paesi Bassi.

La parola all’artista digitale:

Sì, ma come si legge nei post dei blog di allora: «nella tecnologia blockchain (e in tutto il suo apparato di criptomonete, NFT e Smart Contract che si vanno aggregando sotto il nome di Web3) l’artista vede un’opportunità per costruire un sistema socio-tecnologico che renda più facile vivere del proprio lavoro creativo. Il modo in cui funzionano le tecnologie digitali ha reso più difficile vivere di queste tipologie di lavoro rispetto a quanto accade nel mondo analogico: vendere cd è concettualmente più facile di provare a farsi pagare per un file MP3 che può essere streammato ovunque gratuitamente». Dobbiamo metterci nei panni di quelle povere creature. Le cose erano ben diverse da oggi. Ora abbiamo imparato a valorizzare e rispettare le persone indipentemente dal valore economico che creano. Certo, siamo dovute passare attraverso la Grande Peste…

La parola al filosofo:

La grande illusione che processi complessi come la relazione, la politica, la fiducia, potessero essere sostituiti da incomprensibili processi macchinici automatizzati fu una delle cause della Seconda Grande Peste. Dall’interno di un sistema non si può determinare la veridicità delle affermazioni sull’esterno di quel sistema. In informatica questo si chiama «Problema dell’Oracolo»: vanno create interfacce che traducano il mondo reale per il computer, ma potremo fidarci di quelle interfacce? Chi le avrà scritte? Come e perché? La convinzione che si possa controllare il mondo reale mettendo dei rimandi a oggetti e relazioni in una struttura di dati immutabile a sola aggiunta dà i brividi, proprio come quelli che sentì Bartolo nel «mintare» il suo primo NFT.

Eppure l’idea che si potessero scambiare servizi di ogni tipo, quote di sapere, sistemi di governance solo coniando NFT, portò milioni di individui a coniare se stessi per esistere nei mondi virtuali più alla moda.

Finanziarizzazione della vita, la chiamavano i pensatori di allora. Tante voci si alzarono per fermare questo falso progresso ma l’ingordigia umana, unita all’ingenuità di quelli come Bartolo e Giusy, che disgraziatamente erano la maggioranza, portò al tracollo globale. Bolle finanziarie che esplodevano lasciando i ricchi sempre più ricchi e i poveracci più poveracci, disastri climatici che causarono migrazioni di massa e carestie. Il potere sempre più accentrato nelle mani di chi si poteva permettere potenza di calcolo sempre più alta per nutrire blockchain ormai mostruose, ovviamente in barba alla decentralizzazione, visto che per minare Ethereum o per «mintare» NFT servivano macchine costosissime oltre a competenze tecnologiche sempre più difficili da acquisire.

La parola all’informatica

Se vi può sembrare strano che i costi per le transazioni che Bartolo effettuava per «mintare» gli NFT oscillassero così tanto dovete pensare che questo costo era legato alla quantità di operazioni in cui era già impegnata una blockchain. Quindi al carico di lavoro attualmente in corso. E per avere un’idea della potenza di calcolo richiesta:

«L’aggiungere una transazione alla blockchain è un’operazione ridicolmente lenta. La blockchaindi Bitcoin può gestire 4,5 transazioni al secondo. E questo per TUTTI I BITCOIN DEL MONDO. Ethereum fa un po’ meglio con 30 transazioni al secondo. Di nuovo, è ridicolo. La rete che VISA utilizza per processare i pagamenti con carta di credito gestisce fino a 24.000 transazioni al secondo (e attualmente ne sta gestendo solo 1.740). ). Provate a mettere questi numeri uno vicino all’altro percapire di cosa stiamo parlando.» (The Third Web, Tante@tante.cc, trad. Nebbia@mastodon.bida.im, 29 dicembre 2021, CC-BY-SA 4.0)

La parola all’entepreneur

Non avete capito molte delle parole della storia vero? Non vi preoccupate, a quei tempi era una tecnica molto diffusa per far sentire il neofita un ignorante e per metterlo in una condizione di sudditanza prona ad accettare qualunque condizione. NFT, mintare, gas fee, minare, smart contract, sigle come DAO etc etc. Non vi sarebbe risuonato qualche campanello d’allarme? A Bartolo il campanello d’allarme era risuonato ma non aveva seguito la sua intuizione e si era lasciato trascinare dal vortice. Seguite la vostra intuizione, se veramente non capite di cosa si sta parlando è probabile che si stia parlando di fuffa per raggirarvi.

La parola a noi

Esistevano altre tecnologie, non diverse dalle prime, ma che semplicemente seguivano altre vie, tecnologie sviluppate per rinsaldare i rapporti tra le realtà, per farci godere di cose belle, per stare insieme, per creare opere, per lavorare con precisione. Tecnologie conviviali immaginate e scritte da persone a cui non importava di diventare ricche, persone a cui non interessava trarre profitto e che non pensavano che la libertà coincidesse con la libertà di comprare e vedere qualunque cosa.

Fate attenzione al mondo che immaginate, distogliete la vostra attenzione dalle sirene del mercato e venite ad ascoltare il vento che soffia gentile nel Terzo Infoscape (ciao Nuovo Abitare!).

N.B.

Nella storia qui raccontata, il valore di conversione dell’Ethereum è riferito al 19 febbraio 2022 e calcolato su https://changenow.io/. Le fluttuazioni sono speculative.

Fonti