Era meglio se continuavo a fare i disegnetti: NFT, critpomonete e Blockchain
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C’era stata la Grande Peste di Internet, poi c’era stata anche la Seconda Grande Peste di Internet, il gruppo di amici e amiche che avevamo conosciuto con Internet, Mon Amour, si era di nuovo riunito in una casa in una valle alpina, ai confini delle mappe. Alcune di loro non c’erano più, altri più giovani e altre più anziane erano arrivate. Questa è una delle storie che si raccontarono in quei giorni davanti al fuoco. È una storia che parla di criptomonete, blockchain e NFT.
- Era meglio se continuavo a fare i disegnetti — Di NFT, critpomonete e Blockchain
Bartolo, quarant’anni suonati, gli ultimi 15 trascorsi notte e giorno davanti al computer. La notte crea mentre il giorno è ostaggio del lavoro salariato come grafico presso un ente statale che gli garantisce un tetto sulla testa e il frigorifero pieno.
Bartolo lavora 8 ore al giorno, progetta brochure, copertine per pubblicazioni di green washing, locandine per convegni istituzionali. Otto ore che trascorre alla scrivania di un grigio ufficio ministeriale circondato da colleghi e colleghe che attendono la fine dell’orario lavorativo per dedicarsi veramente ai loro interessi. Chi suona in una band heavy metal, chi va a pilates, chi corre a casa per cucinare e chi, come lui, ama abbandonarsi al brivido della creatività libera dalle catene delle commissioni. Così notte dopo notte, anno dopo anno, Bartolo con il favore delle tenebre si immerge nel suo studio, il volto illuminato dal riverbero azzurrino del monitor, la penna grafica come un’estensione delle sue dita, sullo schermo danzano visioni fantasmatiche, sogni che escono dal suo inconscio e si manifestano in forma di collages digitali, cut-up, disegni vettoriali e ambienti tridimensionali. Bartolo è molto soddisfatto della sua arte, non potrebbe farne a meno, creare lo riconcilia con il mondo e non importa se, a parte una ristretta cerchia di amici, nessuno conosca le sue opere.
Occhiaie, pallore. I segni delle lunghe ore trascorse al computer, ora che Bartolo ha compiuto i quarant’anni, cominciano a farsi sentire. Sarebbe bello la mattina mettersi a dormire e non doversi alzare dopo due ore per andare a lavorare. Sarebbe bello avere tutta la giornata a disposizione per continuare a creare senza doversi dedicare ad aride copertine di atti di convegni che nessuno leggerà mai. Ma come guadagnarsi da vivere altrimenti? È una gran fortuna il posto statale, anche se precario, ottenuto a fatica dopo mille concorsi.
Guadagnarsi da vivere come artista? Sì, sarebbe stato bello in un mondo ideale, ma il mercato dell’arte non fa per lui. I galleristi che amici premurosi gli hanno fatto incontrare nel tempo, non hanno mai dimostrato grande interesse verso le sue creazioni: «Non hanno mercato», «Oggi va molto il realismo, hai qualche composizione alla Hopper?», «Bello ma non rientra nel nostro target» «Yiich, troppo disturbante» «Grazie la ricontatteremo».
Qualche mostra, magari in garage sotterranei o in luoghi totalmente al di fuori da ogni circuito commerciale perché frequentati solo da persone come lui, l’ha anche fatta. Ne ha ottenuto grandi soddisfazioni in termini di critica. Chi flasha di fronte ai suoi quadri, chi lo ringrazia, chi fotografa le sue grafiche con lo stupidofono e poi le usa come foto del profilo sull’account social. Ma niente di più. E per lui è già abbastanza.
Un giorno Giusy, sua amica e sostenitrice tra le più convinte, lo chiama al telefono:
— Ho un’idea geniale Bartolo: gli NFT!
— Cosa?
— Gli NFT! Il nuovo trend nel mercato dell’arte digitale! Finalmente potrai diventare imprenditore di te stesso, vendere le tue opere digitali e diventare ricchissimo! Magari entrerai anche a far parte di un museo digitale, sei pronto ad essere un attore del nuovo rinascimento?
— Di che parli, un’idea geniale per cosa? Non so nulla di queste diavolerie.
— Ma se ne parlano tutti!
— Eh ma lo sai che io non guardo la TV, non ho i social…
— Ok, ok, ti spiego, le decine di opere digitali che hai creato adesso puoi venderle online e farci un sacco di soldi.
— Ma che faccio, vendo un file? E chi se lo compra?
— No, vendi la proprietà di quel file! Ci sono collezionisti in tutto il mondo pronti a comprare quel certificato di proprietà!
— Vabbè è come vendere un quadro in una galleria, ma se nessuno compra i miei quadri perchè dovrebbero comprare la proprietà di un mio file?
— Perchè è lì che si è spostato il mercato adesso! Ma davvero non ne sai nulla? Alla fine del secondo trimestre del 2021 quella degli NFT era già un’industria da 2,5 miliardi di dollari, va bene che sei un’artista, sempre con la testa per aria… ma dovresti informarti un po’ di più in fondo riguarda anche te, ma ci pensi, solo pochi clic per guadagnare cifre inimmaginabili, saresti libero di lasciare finalmente il lavoro e dedicarti alla tua arte!
— Ok, ma non ci so fare con queste cose… davvero,
— …è facile guarda, peraltro io ho già comprato un bundle di Goatseum, ti mando il link della piattaforma dove ho cominciato, c’è la guida per creare i tuoi NFT passo-passo, promettimi che te la guardi…
— Ok, ok… non so di cosa parli, ma ok.
Forse chissà, non era una poi così cattiva idea, magari finalmente sarebbe riuscito a essere riconosciuto dal mondo dell’arte, a guadagnarsi da vivere con le sue opere. Così quella notte Bartolo invece di mettersi come al solito a disegnare aprì il link che gli aveva mandato Giusy: «Come creare il tuo primo NFT»
La prima laconica informazione recitava: «Per creare il tuo primo NFT devi iscriverti alla piattaforma» bene, Bartolo cliccò sull’icona dell’omino e su «Crea profilo». La seconda laconica informazione diceva «Per usare la piattaforma hai bisogno di un wallet di Ethereum.» Ok… cominciava a già a diventare complicato, che cacchio è un wallet di Ethereum, comunque procediamo, sarà a prova di stupido questa guida, si disse Bartolo e cliccò sul primo «wallet provider» della lista che la piattaforma gentilmente gli indicava.
«Installa l’estensione sul tuo browser» ah andiamo bene, pensò Bartolo che odiava installare cose sul computer per paura che il suo vecchio ma solido Mac si infettasse mettendo in crisi tutto il precarissimo equilibrio che lo teneva in piedi.
Chiuse il browser, aprì il progamma di grafica e si mise a disegnare. Per quella notte era abbastanza.
«Allora?» Era Giusy che non lo chiamava da qualche giorno.
«Allora ho lasciato perdere subito, non voglio mica infettare il computer con robe prese da Internet.»
«Ma dai! Ma ancora con queste paranoie! Guarda è un app sicura, io me la sono installata, vai tranquillo, ormai tutti stanno facendo NFT non vorrai restare fuori dal giro solo tu!»
Bartolo era stato sempre fuori da ogni giro, non è che stare fuori dai giri gli desse alcun fastidio… Ma Giusy aveva ragione… si fece forza e installò l’estensione fidandosi della sua amica.
Adesso ci capiva ancora meno, l’unica cosa chiara era che non poteva avere un wallet vuoto, doveva riempirlo con gli Ethereum, criptomonete, se voleva mettere in vendita il suo primo NFT… che accidenti di impresa, ma ora voleva continuare, aveva visto tutte le collezioni all’asta sulla piattaforma, alcune opere erano belle, altre erano imbarazzanti eppure i «creators», così si chiamavano gli artisti, sembravano venderne gli NFT… e le sue opere non erano certo peggiori, anzi!
Quindi doveva comprare degli Ethereum, ok, quanto costeranno, vediamo, 1 ETH = 2.434,01 EUR
COSA!!! Esclamò Bartolo. Era quasi tutto il suo conto in banca… no way… Però ecco, poteva comprare una frazione di Ethereum. Vediamo… con un euro poteva comprare 0,000411 ETH.
Ok, era quanto gli serviva per aprire il wallet, collegarlo al suo profilo sulla piattaforma di scambio degli NFT. Poteva permetterselo. Procedette alla transazione non senza qualche difficoltà, procedette alla creazione del wallet sulla piattaforma indicata dalla piattaforma degli NFT, procedette alla creazione del suo profilo e adesso era pronto per creare il suo primo NFT. Ormai si era fatta mattina… tra poche ore sarebbe dovuto andare a lavoro… niente. Anche quella notte l’aveva ormai trascorsa senza disegnare.
Dormì un sonno agitato di qualche ora e per tutto il giorno non pensò ad altro, era impaziente di mettere a profitto tutte quelle ore insonni e tornato a casa si rimise velocemente al computer.
Scelse una delle sue opere, la scansione di un vecchio fumetto in bianco e nero rimanipolata digitalmente, un file jpg che alleggerì perchè avesse il peso giusto per essere accettato dalla piattaforma, inserì i metadati richiesti: titolo, data di creazione, altra serie di dettagli che non capiva assolutamente «Tratti testuali visibili come rettangoli»? Lasciò i valori indicati dal sistema e andò avanti «Ora sei pronto a congelare i tuoi metadati!» Brrr… gli venne un brivido di freddo, ebbe la sensazione di star per fare qualcosa di irriversibile, con un atto di coraggio cliccò su procedi e venne rispedito a una pagina con i suggerimenti di blockchain per «congelare» i metadati della sua opera, cioè aggiungere il suo primo NFT come nuovo blocco alla blockchain, in gergo «mintare» l’NFT, da verbo inglese «to mint» (coniare). In quella selva di termini oscuri riconobbe solo la parola Ethereum e la selezionò. Davanti ai suoi occhi sul monitor tremolante si aprì un nuovo abisso di numeri, codici, parole incomprensibili, gas, hask, block, token… ma alla fine comprese che per procedere alla «mintazione» del’NFT, quindi per poterlo aggiungere alla blockchain e metterlo in vendita, doveva spendere 0,0387 ETH, in soldoni, 94,27 EUR. Andiamo davvero bene, si disse Bartolo. Ma a quel punto, dopo tutte quelle ore spese, non aveva voglia di mollare. Era già nel posto giusto, da lì poteva comprare gli Ethereum necessari… con 100 Euro avrebbe ottenuto 0,0397 ETH, poco più di quanto gli serviva… ma ormai si era fatto tardissimo, quasi ora di andare al lavoro, non aveva dormito affatto, rimandò l’impegnativa transazione alla sera seguente e si fece la doccia. Il giorno successivo, dopo cena, ben ristorato, si rimise davanti al computer, ma… sorpresa, ora con 100 EUR avrebbe ottenuto solo 0.0354166 ETH che non erano abbastanza per questo cavolo di minting! Accidenti! Che barba! Ok, altri 10 Euro basteranno. Procedette alla transazione, ora il suo wallet ammontava a 0.0394897 ETH. Perfetto! Tornò al menù del minting ma… altra sorpresa! Ora il suo primo minting costava 0,0396 ETH. Ma come è possibile! Si spazientì Bartolo. Non poteva crederci. Si affrettò a acquistare altri 2 Euro di Ethereum prima che i valori fluttuassero di nuovo e finalmente ottene la somma necessaria a inserire il suo primo NFT nella blockchain.
Ora era pronto per metterlo in vendita. Ma voleva davvero dormire. Lo avrebbe fatto il giorno dopo.
«Ciao Bartolo», cicalò una voce allegra alle sue spalle. Era Giusy. Era passata a trovarlo in ufficio. «Allora, ti sei deciso con gli NFT o hai ancora paura di finire infettato? Ma che occhiaie hai! Sei stato tutta la notte a disegnare vero? Mi devi far vedere le tue ultime cose!»
«No ma che disegni! Ho passato le ultime notti a sbrogliare ’sta cosa degli NFT, mannaggia a te, mi hai messo una pulce nell’orecchio, insomma ho creato il mio primo NFT per una di quelle manipolazioni dei fumetti in bianco e nero…»
«Ah fantastico, con quelli puoi creare un’intera collezione, un bundle! Geniale!»
“Veramente devo ancora metterlo in vendita e mi è già costato 112 Euro questo giochetto… per adesso non penso di crearne altri.
«Ma vedrai quando lo vendi come ti metti a caricare anche le altre scansioni!»
«Intanto vorrei almeno rientrare delle spese.»
Per poter almeno rientrare delle spese in caso di vendita dell’NFT Bartolo dovette fissare il prezzo a 0.047744 ETH, cioè 130 EUR, infatti c’erano da calcolare anche le spese di «commissione», le fee che si prendeva la piattaforma. Ma non era finita qui. «Se non hai mai venduto su questa piattaforma per prima cosa devi inizializzare il wallet.» OK, cosa significa? Semplice un’altra gas fee, commissione secca. Inutile raccontare il disagio di Bartolo che dovette tornare a comprare altre briciole di Ethereum per procedere a questo ennesimo pagamento. Si sentiva un babbo. Non vedeva l’ora di uscirne. Fissò la data di scadenza dell’asta a tre giorni e se ne andò a dormire.
Tre giorni dopo la sua bellissima scansione digitalmente manipolata di un fumetto in bianco e nero la cui proprietà era in vendita a sole 130 Euro campeggiava solitaria su un background bianco. L’interfaccia gli comunicava un laconico, 0 offerte, 0 oggetto salvato, 0 visite. Asta conclusa.
Ma come!!! Una profonda delusione attanagliò l’animo gentile di Bartolo. Non è possibile ma perché nessuno l’ha neanche vista! Non poteva andare così, era questione di principio, decise di riaprire l’asta per il suo primo NFT, ok, altre spese, altri acquisiti di ETH che intanto continuava a salire e l’opera fu di nuovo sul mercato, questa volta per sei giorni.
«Ma certo che nessuno l’ha vista!» gli disse Giusy al telefono. «Devi promuoverla, fare marketing, farla girare nelle community, altrimenti come pensi che acquisiti visibilità!»
«Ma io..» balbettò Bartolo, «Ma lo sai che il marketing non è per niente la mia cosa, altrimenti avrei già trovato qualche galleria o qualche collezionista sconclusionato che aquisti le mie opere…»
«Ci penso io, ci penso io» disse Giusy, «Sai sono molto attiva nelle community, da quando ho acquistato una partecipazione nel Museo del Nuovo Rinascimento Digitale ho tantissimi contatti!»
Allo scadere dei sei giorni la situazione era pressocchè invariata 0 offerte, 0 oggetto salvato, 18 visite. Asta conclusa. Questa volta prima di riaprire l’asta chiamò la sua amica.
«Giusy, niente. Io la smetto qui, ho buttato 140 Euro ma basta, sei giorni, 18 visite e nessun acquirente, era meglio se continuavo a fare i disegnetti.»
«Ma hai avuto ben 18 visite! Non sei contento, vedi che la mia strategia di marketing ha funzionato? Ci ho investito 0,008 Ethereum, ma insomma sono briciole, per te questo e altro.»
«Fammi vedere, a quanto ammonta… Venti euro!? Per fare cosa»
«Per promuovere il link al tuo profilo nelle piattaforme delle community».
«Ottimo così siamo a 160 Euro di spesa. Fantastico, guarda io mollo.»
«No, no, no, non lo fare! Ti giuro investo io su di te, la sponsorizzazione è andata bene se hai ottenuto 18 visite! Ora lo rispingo, ma tu riapri l’asta per almeno un mese!»
Altre commissioni, altri Ethereum da comprare… alla fine Bartolo mise la sua opera all’asta per sei mesi partendo da un prezzo d’asta di base di 0,21 ETH, cioè 500 EUR, era quello che gli serviva per rientrare di tutta quella follia, e poi voleva ridare anche dei soldi indietro a Giusy che comunque stava spendendo per promuoverlo… Ma ormai non ci credeva più tanto.
Dopo cinque mesi (ormai non ci pensava più e si era rimesso a disegnare anche se quell’ammanco di centinaia di Euro aveva pesato sulle sue magre finanze) improvvisa e inaspettata, la notifica dalla piattaforma degli NFT: «Complimenti! Il tuo primo NFT è stato venduto al costo di 0,22 ETH!»
«Oh ma è fantastico» Bartolo non stava più nella pelle, incredibile! Era riuscito a non rimetterci! Primo NFT sì ma anche ultimo, si disse, e si affrettò ad aggiornare il suo wallet e a procedere alla conversione in Euro per rimpinguare il suo triste conto in banca. Ma ancora una sorpresa lo attendeva sulla soglia del mondo reale… L’Ethereum era crollato… Il tasso di conversione del momento non mentiva, dal cambio sfavorevole avrebbe ottenuto solo 213,37 EUR, tolte le spese di commissione per la transizione, 197,32 EUR. In tutto.
Cosa fare adesso? Forse era meglio tenersi gli Ethereum in attesa di un tasso di conversione più favorevole… Sì. Meglio aspettare. Avrebbe controllato di tanto in tanto le fluttuazioni per cogliere il momento giusto. Chissà se il valore sarebbe salito in futuro, e come?
Capire
La domanda che si pone Bartolo alla fine (o nel mezzo?) della sua disgraziata avventura nel mondo degli NFT e delle criptomonete non è una domanda da poco, anzi è la domanda che si pongono in molti, dal creatore degli Ethereum, Vitalik Buterin, fino ai più spregiudicati speculatori come Metakova e Justin Sun che hanno eseguito una delle più costose operazioni nel mondo degli NFT comprando l’opera Everydays – The First 5000 days di Mike Winkelmann, in arte Beeple.
E indovinate quale risposta si sono dati? Facile: l’Ethereum sale se la gente lo compra. E come glielo facciamo comprare? Ah, dobbiamo creare qualcosa che si compri solo con gli Ethereum e dobbiamo far vedere che è una cosa fighissima che tutti vorranno perchè noi per primi compreremo quel tipo di cosa a tantissimi Ethereum (tanto ne abbiamo un fottio e non sappiamo che farne).
La risposta quindi all’amletica domanda dovrebbe ora essere chiara a tutti noi: l’Ethereum sale se dei babbi sprovveduti come Bartolo e Giusy si mettono a convertire Euro in Ethereum. Uno schema piramidale antico come le piramidi.
La parola alla sistemista
Negli anni ’20 del XXII secolo la blockchain veniva ritenuta dai tecnozeloti una tecnologia salvifica e provvidenziale che avrebbe salvato il genere umano da illeciti e corruzioni sostituendo la fiducia che si dovrebbe costruire tra persone attraverso la politica, con un processo tecnologico automatizzato irreversibile ed estremamente costoso in termini di consumo energetico. La blockchain è un database, un modo di archiviare dati, che però invece di essere incasellati in uno scaffale sono incatenati tra loro in modo sequenziale, ogni nuovo dato che arriva si aggiunge alla catena e non ci sarà modo di modificare quella catena se non aggiungendo un altro blocco che dichiari che il blocco in questione non è più valido. Questa base dati non risiede solo su un computer ma su tutti i computer che partecipano alla blockchain per cui ogni computer ha una copia di quello che è sull’altro e ogni volta che si aggiunge un nuovo blocco tutti devono verificare che questo sia davvero avvenuto affrontando un calcolo che, una volta risolto, allinea ogni blockchain alle altre. Il calcolo è una cosa mostruosa. Richiede moltissima energia, e le blockchain più in voga in quegli anni consumavano quanto uno stato grande come i Paesi Bassi.
La parola all’artista digitale:
Sì, ma come si legge nei post dei blog di allora: «nella tecnologia blockchain (e in tutto il suo apparato di criptomonete, NFT e Smart Contract che si vanno aggregando sotto il nome di Web3) l’artista vede un’opportunità per costruire un sistema socio-tecnologico che renda più facile vivere del proprio lavoro creativo. Il modo in cui funzionano le tecnologie digitali ha reso più difficile vivere di queste tipologie di lavoro rispetto a quanto accade nel mondo analogico: vendere cd è concettualmente più facile di provare a farsi pagare per un file MP3 che può essere streammato ovunque gratuitamente». Dobbiamo metterci nei panni di quelle povere creature. Le cose erano ben diverse da oggi. Ora abbiamo imparato a valorizzare e rispettare le persone indipentemente dal valore economico che creano. Certo, siamo dovute passare attraverso la Grande Peste…
La parola al filosofo:
La grande illusione che processi complessi come la relazione, la politica, la fiducia, potessero essere sostituiti da incomprensibili processi macchinici automatizzati fu una delle cause della Seconda Grande Peste. Dall’interno di un sistema non si può determinare la veridicità delle affermazioni sull’esterno di quel sistema. In informatica questo si chiama «Problema dell’Oracolo»: vanno create interfacce che traducano il mondo reale per il computer, ma potremo fidarci di quelle interfacce? Chi le avrà scritte? Come e perché? La convinzione che si possa controllare il mondo reale mettendo dei rimandi a oggetti e relazioni in una struttura di dati immutabile a sola aggiunta dà i brividi, proprio come quelli che sentì Bartolo nel «mintare» il suo primo NFT.
Eppure l’idea che si potessero scambiare servizi di ogni tipo, quote di sapere, sistemi di governance solo coniando NFT, portò milioni di individui a coniare se stessi per esistere nei mondi virtuali più alla moda.
Finanziarizzazione della vita, la chiamavano i pensatori di allora. Tante voci si alzarono per fermare questo falso progresso ma l’ingordigia umana, unita all’ingenuità di quelli come Bartolo e Giusy, che disgraziatamente erano la maggioranza, portò al tracollo globale. Bolle finanziarie che esplodevano lasciando i ricchi sempre più ricchi e i poveracci più poveracci, disastri climatici che causarono migrazioni di massa e carestie. Il potere sempre più accentrato nelle mani di chi si poteva permettere potenza di calcolo sempre più alta per nutrire blockchain ormai mostruose, ovviamente in barba alla decentralizzazione, visto che per minare Ethereum o per «mintare» NFT servivano macchine costosissime oltre a competenze tecnologiche sempre più difficili da acquisire.
La parola all’informatica
Se vi può sembrare strano che i costi per le transazioni che Bartolo effettuava per «mintare» gli NFT oscillassero così tanto dovete pensare che questo costo era legato alla quantità di operazioni in cui era già impegnata una blockchain. Quindi al carico di lavoro attualmente in corso. E per avere un’idea della potenza di calcolo richiesta:
«L’aggiungere una transazione alla blockchain è un’operazione ridicolmente lenta. La blockchaindi Bitcoin può gestire 4,5 transazioni al secondo. E questo per TUTTI I BITCOIN DEL MONDO. Ethereum fa un po’ meglio con 30 transazioni al secondo. Di nuovo, è ridicolo. La rete che VISA utilizza per processare i pagamenti con carta di credito gestisce fino a 24.000 transazioni al secondo (e attualmente ne sta gestendo solo 1.740). ). Provate a mettere questi numeri uno vicino all’altro percapire di cosa stiamo parlando.» (The Third Web, Tante@tante.cc, trad. Nebbia@mastodon.bida.im, 29 dicembre 2021, CC-BY-SA 4.0)
La parola all’entepreneur
Non avete capito molte delle parole della storia vero? Non vi preoccupate, a quei tempi era una tecnica molto diffusa per far sentire il neofita un ignorante e per metterlo in una condizione di sudditanza prona ad accettare qualunque condizione. NFT, mintare, gas fee, minare, smart contract, sigle come DAO etc etc. Non vi sarebbe risuonato qualche campanello d’allarme? A Bartolo il campanello d’allarme era risuonato ma non aveva seguito la sua intuizione e si era lasciato trascinare dal vortice. Seguite la vostra intuizione, se veramente non capite di cosa si sta parlando è probabile che si stia parlando di fuffa per raggirarvi.
La parola a noi
Esistevano altre tecnologie, non diverse dalle prime, ma che semplicemente seguivano altre vie, tecnologie sviluppate per rinsaldare i rapporti tra le realtà, per farci godere di cose belle, per stare insieme, per creare opere, per lavorare con precisione. Tecnologie conviviali immaginate e scritte da persone a cui non importava di diventare ricche, persone a cui non interessava trarre profitto e che non pensavano che la libertà coincidesse con la libertà di comprare e vedere qualunque cosa.
Fate attenzione al mondo che immaginate, distogliete la vostra attenzione dalle sirene del mercato e venite ad ascoltare il vento che soffia gentile nel Terzo Infoscape (ciao Nuovo Abitare!).
N.B.
Nella storia qui raccontata, il valore di conversione dell’Ethereum è riferito al 19 febbraio 2022 e calcolato su https://changenow.io/. Le fluttuazioni sono speculative.
Fonti
- Tante, The Third Web, tante@tante.cc; trad. italiana 29 dicembre 2021, CC-BY-SA 4.0, Nebbia@mastodon.bida.im
- Salvatore Iaconesi, Riflessioni sugli NFT a margine di un articolo di Alessandro Baricco
- Felix von Leitner, Critique of NFTs and «Web3»
- NFT marketplace
- Mike LaTour, Selling NFT art - why you as an artist should be selling NFTs
- Ben Davis, The Buyers of the $69 Million Beeple Reveal Their True Identities—and Say the Purchase Was About Taking a Stand for People of Color
- Ben Davis, I Visited the Digital Beeple Art Museum and All I Got Was an Aggressive Pitch for My Money
- Folding Ideas, Line Goes Up – The Problem With NFTs
- Brad Troemel, The NFT Report