Fake love

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Fidanzati virtuali?

«Va bene Nina, lo sai che puoi avere il tuo account Facebook, però devi darmi la login e password perché io devo stare tranquillo e devo poter avere accesso per controllare che nessuno di approfitti di te.» Così Giulio parlava alla figlia quindicenne, Nina, che come tutti i suoi coetanei riteneva indispensabile avere almeno un account social.

«Ma dai papà io mi imbarazzo non voglio che entri e leggi le mie chat!»

«Credimi Nina neanche io voglio leggere le tue chat! Mi imbarazza almeno quanto imbarazza te! Ma devo poterti proteggere se necessario, è pieno di gente senza scrupoli lì fuori, gente che può spacciarsi per qualcun’altro e poi approfittarsi di te!»

«Mhhh… ma mi devi promettere di non andare a leggere le mie cose e di accedere solo in mia presenza!»

«Ma questo non è possibile! Potrebbe essere necessario che io acceda quando non ci sei!»

«Allora niente!»

«Allora niente social!»

Qualche ora dopo e molte contrattazioni più tardi finalmente Giulio e Nina raggiunsero un accordo. Adesso erano insieme davanti al computer, la ragazza digitò la sua email, la password, ed entrò nel profilo di Taylor Swift.

«Ah, è questo il nome che usi su Facebook?»

«Ma sì papà, ti pare che entravo con il mio vero nome? È una roba da sfigati!»

Giulio diede una rapida occhiata agli amici: Shawn Mendes, John Holland, Crystal Cyrus, Perrie Edwards, Selena Gomez… Giulio era poco addentro alla scena dei teen idols ma qualche nome lo riconosceva e qualcosa cominciava a capire, soprattutto dalle foto che Nina pubblicava: quella ragazza non era certo lei.

Improvvisamente «Ding!» una notifica e la finestra della chat apparve a fondo pagina: Justin Bieber. Nina arrossì, un colpo al cuore: «Papà adesso basta vai via.»

«Ma no aspetta, voglio vedere ancora.»

«No dai papà lasciami sola, devo chattare con Justin, dai che poi se non rispondo subito magari esce.»

«E chi sarebbe questo Justin?»

«È il mio fidanzato! Ma stai tranquillo! Non ci siamo mai visti! È il mio fidanzato solo qui, vedi? Ognuno di noi ha un’identità fake, siamo chi vorremmo essere, io voglio essere Taylor Swift e adesso sono fidanzata con Justin Bieber. Dai che mi aveva promesso di portarmi a fare shopping oggi, dai lasciami sola!»

Poco convinto, Giulio uscì dalla stanza per lasciare la figlia alla sua privacy, ripromettendosi però di farsi spiegare meglio questa storia dei profili fake che gli puzzava davvero tanto. Chi c’era davvero dietro quell’amichetto virtuale?

Nina, insieme a tanti ragazzi e ragazze della sua età, aveva creato su Facebook un mondo di identità parallele. Era un gioco dove avevano costruito il loro mondo: ci si fidanzava, ci si sposava, si lavorava, si andava a cena fuori insieme o al cinema o a fare shopping ma sempre dentro al social network. Era un gioco di simulazione del mondo reale dove la ragazzina di Corviale poteva immaginarsi come una ricca ereditiera a passeggiare con il cantante più famoso del momento.

Nina alias Taylor Swift era fidanzata da qualche settimana con Justin Bieber. Chattavano per ore raccontandosi le loro giornate immaginarie e programmando la loro vita, avevano deciso di andare a vivere insieme nel loft di lui a Londra; lui le aveva regalato un anello di fidanzamento che campeggiava glorioso nella timeline di lei arricchito da tanti like e tanti cuoricini. Per non parlare dei commenti di complimenti di tutta la loro rete di amici ricchi e famosi.

Giulio faticava a capire, ne aveva parlato con la mamma di Nina che gli diceva di stare tranquillo, che era solo un gioco tra ragazzini, che ne sapeva lui che neanche viveva con loro? Nina era al sicuro secondo Marta, ma Giulio non riusciva a darsi pace e comunque aveva promesso a Nina di non leggere la sua chat…

Un giorno Giulio mentre entrava a casa per prendere Livia, la figlia più piccola da portare a pattinaggio, incontrò Nina che usciva di corsa, sulle labbra un filo di rossetto, gli occhi truccati…

«Ehi, ehi quanta fretta! Dove vai, ragazzina?»

«Ho un appuntamento, finalmente io e Justin abbiamo deciso di incontrarci, scappo scappo ciao!» gridò la ragazza sparendo giù per le scale. Giulio guardò a bocca aperta Marta che lo aspettava sulla soglia con la piccola Livia.

«Ma come…» disse Giulio stupefatto, «ma la lasci uscire così con uno che ha incontrato solo su Facebook? Ma sei pazza! E se fosse un uomo adulto? Un maniaco? Un violentatore? Un pedofilo?»

«Ti preoccupi troppo Giulio. Ascolta, io mi fido di nostra figlia, è una ragazza con la testa sulle spalle, le ho detto di incontrarsi con lui in un posto pubblico e di chiamarci subito e andarsene se si sente a disagio, alle otto comunque sarà di nuovo a casa.»

«Va bene, va bene… ma alle otto appena torna a casa mi deve telefonare sennò vado a cercarla! Entro nel suo profilo leggo la chat con questo perverso e vado a cercarla!»

Sembrarono ore interminabili ma alle otto di sera finalmente squillò il telefono: «Ciao papà,»

«Nina! Tutto bene? Stai bene?»

«Certo papà… mamma dice che dovevo chiamarti…»

«Si è comportato bene questo Justin Bieber? Che ti ha fatto? Cosa è successo?»

«Ma niente papà, siamo andate a mangiarci un gelato, abbiamo chiacchierato tantissimo, Lorenza è troooooppo simpatica!»

«Lorenza?»

«Sì, Lorenza, è lei Justin Bieber, guarda papà ci siamo trovate troppo bene, fa la terza liceo, come me, ma vive a Ostia, è troppo simpatica abbiamo gli stessi gusti su tutto, dice che a scuola non ha tanti amici perché la prendono in giro che si veste come un maschio, anche se però i maschi non le piacciono proprio, ma ha lo stesso ciuffo di Justin Bieber, preciso proprio! La prossima settimana andiamo al cinema a vedere il film su Justin…» Nina era un fiume in piena, non smetteva più di raccontare tutto sulla sua nuova amica…

Lorenza, 16 anni…

Che belli i ragazzini di oggi, pensò Giulio, si sentì un po’ orgoglioso e quasi si commosse. Quella figlia la stavano proprio crescendo bene.

Capire

Nina e i suoi amici inventano un modo per giocare su Facebook senza dover necessariamente sottostare alle sue regole identitarie. Sfruttano la filter bubble* per creare al suo interno un mondo virtuale dove ricoprire dei ruoli e inventare giochi non gamificati.

Esistono fin dagli anni Ottanta del XX secolo numerose piattaforme che consentono il gioco di ruolo in mondi virtuali, alcune di queste piattaforme, come la leggendaria LambdaMoo, sono in formato solo testuale, altre, come la ancora più famosa Second Life, sono grafiche. Si tratta di mondi paralleli costruiti dagli utenti stessi.

Negli anni Zero e negli anni Dieci del nuovo millennio si perse sempre di più l’abitudine ad usare piattaforme di questo tipo per confluire invece su piattaforme gamificate come Facebook, Instagram e Snapchat dove l’esperienza è già progettata dagli sviluppatori della piattaforma.

In questa bella storia i nostri amici ragazzini hanno cercato un modo per piegare la piattaforma, che rimane pur sempre proprietaria, alla loro immaginazione.

La parola alla social media manager

È sempre più difficile avere un’identità fake su Facebook che, spesso su segnalazione di altri utenti, chiede un documento di identità per verificare che il nome che utilizziamo sul social corrisponda al nostro nome anagrafico.

Legalmente parlando, Facebook non ha nessun diritto di chiederci i documenti e infatti si premura di affermare che possiamo tranquillamente cancellare i dati sensibili dal documento prima di inviarlo allo staff. Nelle FAQ inoltre il team di Facebook spiega che in caso di necessità di restare anonimi (nel caso che si sia perseguitati da qualcuno denunciato come stalker, o in analoghe situazioni di rischio per la sicurezza personale) sarà possibile utilizzare sul social un nick al posto del proprio nome anagrafico, che andrà comunque comunicato allo staff.

La parola all’hacker

È possibile modificare il proprio documento di identità utilizzando un programma di grafica, ad esempio il software libero GIMP per Linux. Non avendo diritto Facebook di chiederci i documenti e non essendo noi in dovere di inviare i dati sensibili, si possono tranquillamente oscurare il numero della carta di identità, la foto, la data di nascita, il comune di residenza, e modificare a nostro piacimento nome e cognome visto che a questo punto non si tratterà neanche più di un documento ufficiale!

Attenzione però perchè il team di Facebook adibito alla validazione dei nomi potrebbe arbitrariamente decidere di non fidarsi di voi e sospendere a tempo indeterminato il vostro account.

Guardare la luna e non il dito

Giulio e Marta si fidano della figlia. Sanno che il mondo è pieno di pericoli ma sanno anche che i divieti rischiano di risultare controproducenti. Hanno deciso che l’unico modo per affrontare i pericoli ignoti è trasformarli in rischi valutabili. Così cercano di costruire una relazione di reciproca fiducia, che garantisca spazi di libertà necessari alla formazione di un’esperienza del mondo adeguata.