Software craccato: una buona idea… pessima!

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Sarah aveva appena terminato la sua formazione di grafico multimediale. Ora voleva entrare nel mercato del lavoro. Socievole e di buona compagnia, contava tantissimi amici sui social network, e una sterminata rubrica di contatti telefonici. Molte persone le avevano già chiesto di fare qualche piccolo lavoro grafico. Se possibile si prodigava con i favori, ma poi gli studi avevano assorbito tutto il suo poco tempo disponibile e spesso aveva dovuto rifiutare. Ma ora le cose erano cambiate. Intendeva accettare tutte le proposte che le sarebbero arrivate, e vivere del suo talento lavorando in maniera autonoma.

Non è mai facile iniziare un’attività. Le formalità amministrative a volte possono sembrare infinite. E poi per partire con il piede giusto bisogna disporre dell’attrezzatura adeguata. Ci vuole un capitale iniziale. Su questo punto Sarah aveva la fortuna di poter contare sui suoi genitori. Le avevano comprato un computer all’avanguardia: processore ultraveloce, scheda video ad alte prestazioni, memoria RAM top di gamma, disco rigido SSD. Un vero cavallo da corsa. Uno schermo incredibile arrivava a coronare il tutto. I genitori di Sarah volevano il meglio per la loro amata figlia: trentadue pollici, una risoluzione mozzafiato. La qualità delle immagini che offriva sembrava quasi suggerire che la realtà è in bassa definizione. Anzi, lo era senz’altro!

Purtroppo l’equipaggiamento di Sarah non era ancora completo. Ora le servivano i software per esprimere tutta la sua creatività. Grazie alla sua formazione era diventata esperta in una famosa suite di software, un insieme di programmi specifici capaci di coordinarsi fra loro. Si diceva che fosse la cosa migliore per i grafici. Sarah non poteva nemmeno immaginare di lavorare con altri programmi, anche perché non ne conosceva nemmeno di altri. Quando scoprì il prezzo della licenza, non riusciva a credere ai suoi occhi. Anche nell’ipotesi dell’abbonamento avrebbe comunque dovuto sborsare una cifra improponibile. Dato l’investimento già fatto dai suoi genitori, non osava chiedere ancora il loro aiuto. Era davvero troppo! Soprattutto, sapeva che era possibile fare altrimenti, anche perché l’aveva già fatto con il suo vecchio computer.

Dove il denaro non arriva, le relazioni possono arrivare. Sarah prese il telefono e chiamò Mirella, una vecchia amica di scuola.

«Ciao Mire, sono Sarah! Senti, ho questo un nuovo computer, ma non ho ancora nessun software. Potresti craccarli per me?»

«Ehm, sai, è diventato un po’ più difficile di una volta… ma penso che potrei essere in grado di aiutarti, sbattendoci un po’. Ci vediamo domani? Da te verso le diciotto?»

Mire era davvero un’amica!

«Ok, grande! Sei grandissima! Alle birre ci penso io. Figo, ci vediamo domani!», Sarah non stava nella pelle.

Il giorno dopo, come previsto, Mire andò a casa di Sarah. Si era preparata un po’ il giorno prima. Si presentò infatti con un disco rigido esterno sul quale aveva scaricato tutti i programmi necessari. Ora ci volevano i crack aggiornati. Conosceva tutti i siti giusti. Bastava digitare warez, crack, serialz o keygen, seguito dal nome del programma desiderato, per accedere a un sacco di risultati dei diversi motori di ricerca, più o meno specifici.

Non sempre funzionava, ma prova e riprova, alla fine si trovava qualcosa di decente. E con i codici di attivazione, le procedure adeguate, i crack dei file di configurazione e così via, scomparivano come per magia tutte le finestre che impedivano di installare i programmi, i blocchi di funzionalità avanzate e altre limitazioni analoghe.

Non ci volle molto tempo perché Mire trovasse i crack giusti. Sarah era al settimo cielo. Grande! Grandissima! Le due amiche potevano finalmente festeggiare la loro vittoria contro i malefici software proprietari, li avevano infinocchiati per bene!

Ma l’entusiasmo non durò a lungo. Pochi giorni dopo, Sarah notò alcuni piccoli cambiamenti sul suo computer. Una barra di ricerca alquanto inquietante era apparsa nel suo browser. Le sembrava anche che sul suo schermo comparisse più pubblicità del solito: «Perdere peso in tre giorni!», «Diventa milionario in un clic!», «Trova la tua anima gemella» e così via. In un primo momento, non se ne fece un cruccio; ma con l’andar del tempo cominciò a incontrare sempre maggiori difficoltà a convivere con queste indesiderate interruzioni. Sembrava di stare al lunapark, al casinò, con tutte le luci e i colori e i suoni che cercavano di tirarla dalla loro parte, di carpire la sua limitata attenzione!

Sarah cercò in tutti i modi di sbarazzarsene, ma non ci riusciva. Non le passò nemmeno per l’anticamera del cervello che tutto quel guazzabuglio potesse essere collegato ai programmi con cui avevano craccato la suite software proprietaria. Fra l’altro le sembrava che quella scheggia di computer fosse diventato improvvisamente lento… ma com’era possibile? Che dovesse già aggiornare l’hardware, comprare più memoria, un processore più potente?

Mire ancora una volta venne a soccorrerla. Ma non riuscì a cavare un ragno dal buco. Provò di tutto, da disattivare il plugin che sembrava controllare la barra di ricerca anomala nel browser, a eliminarlo; provò a reinstallare il browser, a cambiarlo… nulla da fare. Il malware rimaneva silenziosamente e tenacemente nascosto nelle viscere stesse del computer di Sarah e ormai era molto difficile riuscire a rimuoverlo, anche perché come poteva portarlo in assistenza, con i software illegali?

Capire

Utilizzare crack, keygens e sistemi di attivazione per craccare software proprietari non era molto diverso da giocare alla roulette russa. A volte tutto filava liscio, ma spesso i danni non mancavano! Questi piccoli file eseguibili di rado consegnavano gratuitamente le chiavi dei software più costosi. Molto spesso approfittavano degli accessi garantiti al momento della loro installazione per installare a loro volta ogni genere di malware, virus o trojan horse. Uno stratagemma spesso efficace per mascherarsi alle scansioni dei software antivirus; spesso i file README richiedevano addirittura di disabilitare l’antivirus per assicurarsi il funzionamento del crack. Come dire: aprite porte e finestre, veniamo a piazzare qualche microfono e telecamera in casa vostra!

A volte bastava una semplice visita a un sito di crack per infettare la vostra macchina. Fra l’altro molti erano in grado di eseguire script programmati per sfruttare alcune vulnerabilità di sicurezza sulle macchine bersaglio. Spesso i risultati più malevoli risultavano ai primi posti nei risultati dei motori di ricerca. Ma non crediate di poter rimanere al sicuro usando le reti peer to peer, come bittorrent o simili: la maggior parte delle volte i crack erano i medesimi, diffusi ovunque. Lo stesso ragionamento valeva per il software completo già piratato (detto anche warez).

Ricordiamo che allora in Italia, come nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, la legge prevedeva sanzioni severe (fino a diverse migliaia di euro di multe e due anni di carcere) per chi si era reso responsabile di pirateria informatica. Oltre ai rischi legali, l’uso di software craccato nel contesto aziendale è pura follia in termini di sicurezza informatica. Umano avvisato mezzo salvato!

Buone pratiche

Se proprio dovete usare programmi proprietari, preferite il software originale, anche se è costoso.

In ogni caso, perché non pensare alle alternative open source o al software libero? Nella stragrande maggioranza dei casi è possibile ottenere esattamente lo stesso risultato con questi software e tutto questo senza pagare un centesimo, almeno non per installare il programma!

Con grandi differenze. Innanzitutto, un’assunzione di responsabilità collettiva, visto che il buon funzionamento dei software aperti e liberi esige il contributo attivo di quante più persone possibile. Eventualmente anche attraverso donazioni e incentivi da destinare ai progetti liberi.

Alternative!

Sei interessata al software libero, ma non sai da dove iniziare? L’associazione francese Framasoft elenca molte alternative gratuite e libere ai software e ai servizi più diffusi. In particolare mette a disposizione un database di facile utilizzo, basta digitare il nome di un software proprietario per il quale si cercano alternative al seguente indirizzo:

https://framalibre.org/alternatives

La stessa associazione offre anche servizi liberi, da soluzioni cloud a scritture collaborative, da agende condivise a sistemi di versioning software.

Esistono anche server indipendenti che offrono vari servizi a soggetti affini, solitamente per finalità politiche e a scopi non commerciali.

Ricordiamo in ogni caso che libero non significa gratuito: oltre al sempre benvenuto supporto economico ad associazioni e fondazioni impegnate nella diffusione del software libero, tutti possiamo contribuire. Si tratta di rimboccarsi le maniche, e di non dare per scontato che le uniche possibilità siano quelle offerte dai software proprietari.