Cellulari e coppie: lo scoppio è assicurato

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Erano le undici e mezza. Lola stava per addormentarsi tra le braccia di Alberto dopo una dura giornata di lavoro. Il loro rapporto era esemplare: si sostenevano a vicenda e si raccontavano tutto. I loro amici spesso invidiavano questa complicità. I due piccioncini vivevano su una piccola nuvola di felicità che alcune rare dispute non erano sufficienti a offuscare.

Improvvisamente, un trillo. Un messaggio di testo faceva capolino sul cellulare di Alberto. A quell’ora di sera non era certo comune. «Chi è?», chiese Lola, un po’ sorpresa. La spiegazione balbettante del suo fidanzato non era affatto soddisfacente. Un vecchio amico dal nulla aveva improvvisamente bisogno di una consulenza professionale. Una vera e propria stronzata! Lola odiava le bugie e soprattutto non sopportava che la persona che amava di più al mondo la prendesse per un’idiota. Alberto doveva avere qualcosa da nascondere. Che negasse pure, non era per nulla credibile!

La discussione continuò. Se ne dissero di tutti i colori. Da un capo all’altro del letto, ma soprattutto per Lola, il meteo segnava «malafede, stabile». Alberto rifiutò che Lola controllasse il suo telefono e Lola a quel punto decise di fare di tutto per scoprire la verità. Alle due del mattino finalmente si addormentarono, entrambi esausti. Lola e Alberto erano ancora arrabbiati. Per evitare di passare tutta la notte a litigare, non avevano trovato di meglio che girarsi, ognuno a tenere il broncio nel proprio angoletto. Per riuscire a essere operativi al lavoro il giorno successivo dovettero bere parecchio caffè.

Al risveglio Lola finse di voler fare pace. Sfoderò uno dei suoi sorrisi, di quelli che facevano innamorare Alberto ogni volta. Era il rimedio definitivo per tutte le controversie. Ma non aveva certo dimenticato quello che era successo il giorno prima.

Lola approfittò del momento in cui Alberto era sotto la doccia per scoprire se il suo ragazzo le aveva mentito. Non appena sentì l’acqua che scorreva, si precipitò ad afferrare il suo smartphone. Tre tentativi furono più che sufficienti per scoprire il codice di sblocco. Aveva visto Alberto fare quel balletto con le dita per anni, da mane a sera. Purtroppo però non riuscì a trovare quello che cercava. Alberto aveva discretamente fatto scomparire il messaggio delle 11:30 pm.

Lola era fuori di sé. Rimise con calma apparente il telefono dove l’aveva preso. Con grande difficoltà si morse la lingua e non chiese spiegazioni ad Alberto sul messaggio scomparso. Ormai aveva deciso: era venuto il momento di salire di livello. Una volta uscito Alberto, Lola impiegò la mezz’ora restante prima di andare al lavoro per cercare conferma di ciò che era per lei ormai ovvio: quel bastardo aveva un’amante. Accese il computer e aprì la mail personale del suo compagno. Sapeva bene che lui usava come password il nome di lei, seguito dal suo mese di nascita. Fino ad allora non le era mai venuto in mente di usare quel prezioso «apriti sesamo!», ma quel giorno la fiducia era evaporata.

Di fronte alla massa di e-mail di Alberto, Lola cercava traccia del minimo nome femminile sospetto. Ma aveva poco tempo. Dopo aver letto decine di e-mail si precipitò al lavoro, ormai in ritardo.

Alla fine quell’interminabile giornata passò, nemmeno lei sapeva come. I soliti impegni lavorativi si mescolavano a pensieri d’ogni tipo che Lola non poteva scacciare dalla mente. «Cosa ho fatto di sbagliato?» «Cosa potrebbe avere più di me?». Non appena ebbe un secondo libero, si collegò ancora all’e-mail di Alberto per esaminare minuziosamente la sua corrispondenza. L’oggetto di un nuovo messaggio attirò la sua attenzione: «Scusa per ieri sera». La parte peggiore: era firmato dalla sua migliore amica. Cliccandoci sopra, Lola sentiva che tutta la sua vita sarebbe crollata. Ma voleva sapere la verità…

Scusa per il messaggio di ieri, Albi, ma avevo troppo fretta di confermarti che era tutto ok. Lola sarà al settimo cielo!

In allegato, Lola scoprì ogni dettaglio della serata romantica che il suo compagno le aveva preparato. Le avrebbe fatto la proposta di matrimonio. Per essere sicuro di non commettere errori, aveva chiesto consiglio alla più intima amica di Lola. E così la sorpresa perse ogni attrattiva. E come se non bastasse Lola avrebbe dovuto far finta di non sapere nulla.

E quindi?

Una coppia in armonia è una coppia dove regna la fiducia, è ovvio! E questo vale anche per le relazioni di lavoro, non solo per le relazioni intime. Ma in pratica questo cosa significa, in un’epoca in cui è possibile controllare ogni movimento delle persone a noi vicine? La fiducia coincide con la trasparenza totale? Domande tutt’altro che banali. Soprattutto perché, a seconda delle personalità di ciascuno e delle esperienze, non tutti hanno le stesse aspettative e necessità.

Il più delle volte, è la paura dell’infedeltà a far sorgere sospetti e scoppiare controversie. Per evitarlo, e magari per assicurarsi che l’amore è finito e che dobbiamo voltare pagina, a volte ci lasciamo andare a piccole indiscrezioni, a spionaggi più o meno discreti di cui non sempre misuriamo le conseguenze. In alcuni casi, è l’assenza di prove a corroborare sospetti che rendono le persone in un certo senso dipendenti dalla ricerca di ulteriori fantomatiche prove, e rafforza il senso di insicurezza che si pensava di eliminare.

Inoltre se la persona spiata si scopre oggetto di attenzioni del genere generalmente prende le contromisure necessarie per nascondersi davvero, nel caso in cui ci sia qualcosa da nascondere. Insomma, lo spionaggio di questo genere è il modo migliore per creare conflitti che si potrebbero evitare.

Un messaggio dedicato a coloro che pensano che sia normale conoscere tutte le password del coniuge, del compagno, della partner, o persino del collega: senza entrare in considerazioni etiche o estetiche, sappiate che è la porta d’accesso a gravi problemi di sicurezza informatica. Cosa succede se per esempio la vostra gentile metà accede ai vostri account ovvero vi spia da un computer pieno di malware*, oppure da un accesso non protetto per cui un terzo soggetto può prendere il controllo?

Un palliativo all’angoscia relazionale ancora peggiore è scaricare e installare software spia trovati su Internet, magari gratuiti: la possibilità di frodi e furti è elevatissima! E per chi si muove con finalità legali: anche se si dovesse dimostrare l’infedeltà in questo modo, questa prova, essendo stata ottenuta in modo fraudolento, non potrebbe essere utilizzata nei procedimenti di divorzio.

Per concludere, torniamo al punto di partenza: una coppia in armonia è una coppia dove regnano l’ascolto e la comprensione. Non una pace armata con tecniche di spionaggio di basso livello. E nemmeno una trasparenza radicale forzata in cui non esistono spazi protetti personali, perché promuove forme di autocontrollo nocive. Quando ci si censura, sapendo che siamo sotto il controllo altrui, spesso ci si chiede se anche gli altri censurano i propri comportamenti.

Lo stesso vale per un gruppo. Essenziale mantenere accessi separati e instaurare procedure di sicurezza per accedere agli account altrui, proprio come fanno gli amministratori di sistema.

Buone pratiche

  • Ricordate che «le azioni nel mondo virtuale hanno implicazioni reali». Cliccare non è solo un gioco senza conseguenze!
  • Rendete il vostro partner, la vostra famiglia, amici e colleghi consapevoli dell’importanza della sicurezza informatica.
  • Evitate di generare sospetti per niente! Spegnere il telefono a una certa ora del giorno (o utilizzare la modalità silenziosa, come si fa quando si è in riunione) è il minimo per stare tranquilli.

La parola alla tecnica

Preoccupatevi di controllare regolarmente che non ci siano malware* e spyware* nel vostro computer. Privilegiate il software libero, potrete contare su comunità di utilizzatori come voi. Ricordate che non si torna indietro: una volta che avrete letto quella mail, messaggio, comunicazione riservata, vi troverete in una situazione di squilibrio nei confronti della persona di cui avete violato la riservatezza.

Uno squilibrio di potere potenzialmente gravido di conseguenze, perché sapere significa potere, e quando il potere non viene gestito in maniera adeguata tende a generare dinamiche di dominio.